Chi risponde e chi no all’effetto placebo? A dirlo è una ‘mappa’ messa a punto dai neurologi dell’università del Colorado (Usa), di cui parla la rivista ‘Journal of Neuroscience’. Si tratta di uno strumento utile soprattutto nelle sperimentazioni dei farmaci, in cui spesso è difficile provare con sicurezza la superiorità di un medicinale rispetto al trattamento con una pillola senza principio attivo. Tor Wager e i suoi colleghi si sono concentrati sull’approfondimento di due precedenti ricerche in cui sono state effettuate scansioni cerebrali su 47 persone sottoposte a stimoli dolorosi. Ognuna delle indagini prevedeva due trial in cui ai volontari veniva fornita una crema senza principio attivo: a un gruppo veniva assicurato che si trattava di un rimedio analgesico, a un altro che il prodotto era inutile. Mettendo a confronto le risposte cerebrali rilevate negli studi, i ricercatori hanno identi ficato diverse strutture cerebrali più o meno attive prima e durante lo stimolo doloroso nelle persone suscettibili all’effetto placebo. In chi risponde a questo effetto, infatti, l’attività cerebrale diminuisce nelle zone che gestiscono il dolore e aumenta in quelle deputate all’emozione. Questo suggerisce che, piuttosto che bloccare i segnali di dolore nel cervello, l’effetto placebo consente al cervello di cambiare l’interpretazione del dolore: ciò che rende una persona suscettibile all’effetto placebo è quindi l’abilità di rivalutare il significato del dolore, prima che si verifichi. Il team americano ha infine creato una mappa delle aree del cervello ‘rilevanti’ con i dati di 35 dei 47 partecipanti alle indagini. Con essa, i neurologi sono stati in grado di prevedere quanto l’effetto placebo avrebbe diminuito il dolore nei rimanenti volontari.
Barbara Di Chiara – Pharmakronos 14 gennaio 2011
Su PLoS ONE
Placebo, benefici anche senza suggestione